Non ci siamo impegnati abbastanza
Più di un mese fa è venuto a mancare un regista/attore/scrittore/giullare/illustratore/creatore di pupazzetti animati/narratore e altre cose che finiscono in “ore”, originario di Vico del Gargano: Ferruccio Castronuovo. E, a distanza di qualche settimana, non riesco a non pensare a lui. A lui e Fellini. “Il suo doppio”, così lo chiamavano. Mi sembra di averlo conosciuto di persona, Fellini, per tutti i racconti, le curiosità, gli aneddoti che Ferruccio mi ha regalato. Con le sue parole sono riuscito ad immaginare l’atmosfera magica di quegli anni, ma le emozioni che ha provato… quelle non ci sono riuscito ad immaginarle. I suoi backstage, che erano dei film a parte; il suo archivio, così prezioso. La sceneggiatura del suo film con Fellini è stata sempre sul tavolo del mio soggiorno, durante tutta la pandemia. Lì, ad ispirarmi. L’ho vista e la rivedo ancora, tutti i giorni.
Ogni volta che ci siamo incontrati mi ha proposto alcune delle sue idee, qualche suo progetto, molto forti, ricchi di spunti, mai banali. La cosa più memorabile però non è cosa mi proponesse, ma come. Viviamo in un mondo molto cinico e io, a 40 anni, spesso trovo difficoltà a provare empatia per alcuni progetti. Forse perchè messo alla prova da burocrazia, fiscalità creativa, recupero crediti e ricerca fondi. Ma Ferruccio, con il doppio della mia età, aveva una determinazione, un tale amore per le sue creature artistiche, un pugno di ferro per combattere per le sue idee che erano travolgenti.
Sì ma come fare a produrre quell’idea di Ferruccio? E quell’altra? Ci ho pensato sempre e ci penso ancora spesso, ma non gliel’ho mai detto. Avrà pensato che non me ne fregasse nulla. E la cosa mi addolora.
A me di certo capita di produrre cose di cui non sono innamorato. È il mio mestiere. Io invece voglio essere innamorato, ancora a 82 anni come lui, del mio lavoro, dei miei lavori; voglio parlare con gli occhi illuminati da una visione creativa e produttiva (la sua lunga esperienza lo faceva essere molto obiettivo sulla fattibilità dei suoi progetti).
Allora cosa ci ha fermato? Cosa mi ha impedito di prendere sottobraccio Ferruccio e “girare”? Non so se sia solo questo, ma noi piccoli produttori cinematografici (non me ne vogliano i videomaker) siamo già stanchi. Abbiamo la metà dell’età di Ferruccio e siamo già stanchi. E non abbiamo le forze, economiche e psicologiche, per poter abbracciare solo le cose belle e portarle a termine. Forse invece è arrivato il momento di innamorarmi ancora, di dire “no” alle cose che non mi fanno venire il “brividino”. E dire a tutti, con quella determinazione, quella luce negli occhi: “il mio film è bello, lo dovremmo fare insieme”. Fare innamorare tutti, questo dovremmo fare. Fino allo sfinimento, fino a rompere le palle. Dovremmo dire a tutti LA NOSTRA STORIA È LA PIÙ BELLA STORIA DEL MONDO! Fino allo sfinimento. Fino a rompere le palle.
Io, intanto, continuerò a pensare ad un modo di produrre le sue storie, magari unendo le forze. Le nostre porte sono aperte.
Ferrù, scusa, non ci siamo impegnati abbastanza.