L'azione si sviluppa in un luogo a metà strada tra la realtà e il gioco. C’è un tunnel, due pilastri e un traliccio su cui passano dei binari, tutti elementi in ferro che hanno delle proporzioni scombinate, misure che non seguono una precisa scala dei valori.
Giovanni e Paolo, entrambi con i baffi, il primo alto e più asciutto, il secondo basso e più rotondo, sono in attesa di qualcosa. Paolo è nervoso, pensieroso e enigmatico. Giovanni è semplice, calmo e aperto.
Nel corso della vicenda si scopre che essi sono i sicari stupidi di un’organizzazione criminale che si fregia di aver commesso una serie di stragi terribili. Per loro è stato previsto un agghiacciante banco di prova: se vogliono contare nell’organizzazione ed essere stimati, devono far saltare un treno in cui viaggia un personaggio scomodo per gli affari della criminalità organizzata (forse un ministro, forse un magistrato…). L'attesa è lunga e snervante, e il momento culminante viene sempre rimandato. In un crescente ansioso che li costringe a uno scontro prima verbale e poi fisico, succede qualcosa di stravolgente, come uno schiaffo che li desta e li fa prendere coscienza di quello che sta accadendo.
Esattamente 20 anni fa morivano due UOMINI che hanno amato il proprio paese. Hanno amato la vita fino a sacrificarla. Il loro sacrificio ha cambiato la vita e il pensiero di molte altra persone, ha trasformato finalmente una nazione e, in particolare, il meridione. Giovanni e Paolo sono due italiani entrati nella storia del nostro paese come pochi altri in precedenza. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono solamente nella storia, ma esistono ancora nel presente con tutta la forza con cui hanno lottato durante la loro vita e continueranno a far parte del futuro dell’Italia.
30 novembre 2013
1 dicembre 2013
diretto e interpretato da Franco Ferrante, Raffaele Braia
drammaturgia Michele Bia