Un non più giovane capocomico, abbandonato dalla sua compagnia, torna in scena, animato da una scialba rabbia, per mettere in scena una sua scabrossisima versione del testo di Sofocle. Ne verrà fuori una divertente e rivoluzionaria interpretazione del mito e del suo insegnamento. Il testo è una profonda attestazione d’amore di Giovanni Testori verso il Teatro e la sua natura biforme tra arte e artigianato, scritto in una lingua magmatica di sua invenzione, una fragrante commistione di poesia e materia. Giovanni Testori rappresenta perfettamente quella figura di intellettuale scomodo e al tempo stesso in continua relazione con la società. Un autore la cui pressoché assoluta assenza, in questi tempi oscuri ed efficacemente oscuranti, ce ne segnala l'imprescindibile necessità.
Edipus è un testo incandescente ma soprattutto un esercizio di libertà per il pubblico e attore.